Personale di Cecilia Porrelli
“Mutamenti di impronta”
Cecilia Porrelli nasce a Siena e dopo una vita da nomade (Venezuela, Trinidad, Puerco Rico, Inghilterra e varie città italiane), torna nella sua natale. In giovane età ha trascorso alcuni anni nel laboratorio-studio del famoso pittore senese Gino Giusti, essendone a sua volta musa ispiratrice. In memoria di questa esperienza, dopo tanti anni riprende la sua passione per la pittura ed inizia a dipingere. Decide di trasferirsi in campagna, nella zona delle Crete Senesi. Il colore le prende la mano e il cuore, inizia un dialogo con le tele e le tavole; esegue una grande quantità di monotipi, che poi rielabora uno a uno senza l’uso dei pennelli, usando le dita con olii litografici.
Dipinge di getto, il quadro nasce da qualcosa che è nella sua anima e che ha bisogno di venire alla luce come se si trattasse di un parto imminente. Dopo che l’opera ha preso forma, la guarda e la riguarda, la gusta con orgoglio come se osservasse un figlio ancora piccolo che ha bisogno di cure, alla fine è cresciuto, ormai grande non ha più bisogno di lei, ora va solo, il quadro è finito.
ARTE E COLORE NEL MONOTIPO
La mia personale rielaborazione sul monotipo avviene con l’uso di olii litografici che applico con le dita. A volte unisco del materico: sabbia, carta ed altri materiali, così che con questa tecnica ogni lavoro diviene un’opera unica; comunque, sopra ogni cosa, prevale il colore dai toni delicati, forti e brucianti, sempre alla ricerca di forme e sensazioni nuove.
Cecilia Porrelli
“Ciò che si nota subito, osservando le sue opere, è la padronanza nell’uso del colore, sia nelle forme più accese, gridate, che in quelle sfumate, rarefatte, trasparenti. Segno che le sue emozioni, il suo modo di vedere, la sua sensibilità sono varie e profonde.
Il suo sentimento interiore infatti trova e afferra di volta in volta ciò che è intorno a lei, nell’aria, dentro casa, o fuori, nelle strade, verso gli ondulati profili delle colline all’orizzonte, ciò che più si addice a condividere con qualcos’altro, con qualcun’altro, quel momento particolare. Questo turbinio di immagini, di colori, di movimenti, va subito, urgentemente, materialmente o idealmente, sulla tela, su uno spazio libero, da riempire col colore, e sazia l’emozione del momento, al punto che, subito dopo, nell’artista può aprirsi una fase di riposo del cuore e del pensiero che la porta a realizzare, soffuse, velate, pudiche immagini di paesaggi o di fiori e di elementi decorativi, ornati o geometrici che siano.
La dolcezza di questo sua secondo modo di esprimersi stupisce non poco, appunto, di fronte all’irruenza delle immagini precedenti, incandescenti, rese con tinte infuocate, fatte di onde di colori, di segni, che si alzano e si abbassano, si snodano continuamente, ad indicare che l’emozione continua e non trova pace fino a che un’altra immagine o più immagini, spazzano via quel maremoto interiore, lasciando filtrare dolcissima la voglia di cose semplici, tranquille, riposanti, in mezzo alle quali l’artista ha vissuto e nelle quali si riconosce e trova la forza per nuovi, imprevedibili sussulti”.
Prof. Divo Savelli – Critico d’arte